Una palma per una giostra: a Messina la barbarie è panoramica
Se si estirpa una palma per fare spazio ad una ruota di Natale, non c’è più spazio per il senso civico, ambientale, sociale che il verde pubblico dovrebbe rappresentare.
Lo si diceva dei Barbari: dove passano non cresce piu’ l’erba. Eh si l’erba, stavolta in senso stretto, botanico, verde e pubblico.
Quell’erba che gli Unni contemporanei hanno relegato ad oggetto effimero sacrificabile in nome di qualunque organica pulsione.
“Linfa vitale” si insegnava a scuola, lo si fa ancora, mentre qualcuno gli alberi li pianta, mentre in tanti li recidono.
Per l’Attila in doppio petto, l’albero è materia inerte, inutile, scomoda, da capitozzare, estirpare, costringere sotto l’asfalto, soffocare,
Giostrina contro palmizio chi vuoi che vinca ?
Adesso si scomoderà lo scienziato estemporaneo a dirci che l’albero non soffre, che si trapianta, che non si stressa, che la botanica la sa piantare lunga.
Ci hanno abituati a scienziati di turno (pagati) a far luce sul re degli Unni di turno.
Ma non è solo questione di botanica, è questione di rispetto, di educazione civica, di sensibilità.
E qui Barbari e Scienziati cominciano a defilarsi anche i tanti per dirla in dialetto “nistati supra u sabbaggiu”.
Fate largo che passiamo noi, i giovanotti della Messina bella.
Buona giostrina a tutti.