Siamo tutti Soprintendenti, moriremo eleganti. E grazie al magico box
Alla fine ci voleva una scatola di vetro marrone, per risvegliare il rinnovato senso estetico della Messina che piace alla gente che piace.
La ringraziamo architetto, lei ha compiuto un gesto, quasi gestaltico, così da smuoverci dal profondo. Del bias cognitivo siamo al brivido di Stendhal. E grazie al box.
Un insight verso una nuova coscienza estetica in difesa di una bellezza che avevamo dimenticato.
Vedi caro architetto prima del tuo parallelepipedo magico eravamo come addormentati. Non riuscivamo ad indignarci per la bellezza negata.
Pensa te, dai nostri balconi in centro, chiusi dall’alluminio anodizzato per metterci le scope, abbiamo assistito a tanto estetico fervore .
Per esempio all’installazione di una sorta di ospedale da campo proprio li dove tu adesso fai il figo. Era una pista di pattinaggio. Una cosa carina, dava quell’atmosfera che fa tanto Guantanamo. In contemporanea svetto’ nei cieli di Piazza Duomo, altra pista per pattinare. Sognando Canazei abbiamo scorazzato felici con il brusio dei compressori messi sotto la Fontana Del Montorsoli.
Ogni tanto un panino mbuttunatu con l’offerta scritta col vileda sul fondo del cartone. Ve ne sono di gourmet col sottofondo di “a me me piace a Nutella”. La sera poi ci trovi a vagare per le strade del centro storico in Via Crucis stile Liberty tra quella che ormai da afecionados chiamiamo mmunnizza. Come slang impone. Tanto non la vediamo vi inciampiamo.
La passeggiata a mare, altro esempio, spesso è al buio, romanticamente. Di tanto in tanto accendiamo qualche lampione, random , così gli innamorati fanno mama non m’ama con la palla rotta. Ma non divaghiamo.
Vedi architetto, prima di questa presa di coscienza da nouvelle vague alla ricerca dello splendore, la Soprintendenza alle Belle Arti, noi pensavamo fosse un negozio di vernici per gli studenti dell’artistico.
Adesso no. Adesso sappiamo bene cosa è bello e cosa è brutto. Ci siamo specchiati nel fume’ siamo cambiati. Una cosa kafkiana. Adesso ne sappiamo di normative, distanziamenti, vetro strutturale, tensostrutture. E anche di economia ed imprenditorialità.
E lo dico pure a chi ti ha ingaggiato, scavalcando i soliti amici degli amici. E che bisogno c’era ? I grossi progetti sono come certi panni: era meglio in famiglia. Lo dico all’imprenditore che si sogna di realizzare qualcosa di grande in una città piccola piccola, piccola.
Ma perché lo fai? E’ una mossa dei soliti poteri occulti ? Sei contro il reddito di cittadinanza? Perché ci provochi ? Ti dava fastidio quello spazio vuoto? E quando dovremo arrostire salsicce e pipi russu la togli la tenda ?
Te lo dico da amico, diceva un trombato senatore: togli quella scatola testa di moro. Ascolta le nostre teste. Accetta il consiglio per questa volta.
Semina la piazza di sedie sparse, cartelloni scritti a pennarello, lancia sul c le sedie in vimini che recuperi a casa di tua zia, lega le canne col fil di ferro. Vedrai non si lamenterà nessuno.
Queste cose falle fare a Parigi. Davanti al Louvre il vetro è nais a Cairoli è “zallo”
Scusami avevo perso il filo, dimenticavo adesso siamo cambiati … adesso siamo tutti Soprintendenti. Moriremo eleganti