“Le stelle Michelin? A quarant’anni mi sarebbe piaciuto averne almeno una. Oggi non mi interessano affatto. Sono molto felice quando a prenderle sono i mie cari amici: da Oldani a Sultano a Cuttaia. Io, a sessant’anni, vado a braccio, le stelle le vedo negli occhi dei miei clienti quando mangiano nei miei locali”.
Ma davvero la stella Michelin non le interessa?
“Ancora con questa stella Michelin…. Passo più tempo a far cancellare dalle interviste che mi fanno il fatto che ho la stella che non a rilasciare le stesse interviste. Io non ho stelle. Per prendere la stella ci vogliono tante caratteristiche. Ci sono ristoranti che hanno quaranta coperti e una brigata di trenta chef. Locali che si rompono la schiena e si svenano per rispondere a certi criteri. Poi arrivano i critici, il mondo parallelo fatto di gastrofighetti in cui non mi ritrovo… Io non sono per quella cucina di ricerca di costruzione. Sono uno di sentimento. Apro il frigo e cucino. Non sono fatto per le discussioni sulla lattughe destrutturate. Mi dispiace… Quando ero più giovane forse mi sono scontrato con questo mondo in cui mi sono sempre sentito un intruso, un clandestino. E allora la stella non è arrivata. Adesso non mi interessa più”.
Ma è vero che sta chiudendo il suo storico ristorante di Milano?
“Non esattamente. E’ vero che sto cambiando location. Lavoravo in un ambniente di 2000 metri quadri. Enorme. Ma era un’altra era. Si organizzavano feste per centinaia di persone. Il virus ha cambiato tutto. Ha massacrato l’economia. Vado in un posto più piccolo. Per ora faccio delivery e riesco a impacchettare più di 80 pasti al giorno. La mia brigata i miei ragazzi non li abbandono. Li porto con me. Per ora sono in cassa integrazione”.
Ma lo Stato ha fatto abbastanza per voi ?
“Vuole farmi arrabbiare? Mi è appena arrivata una bolletta tari da 26 mila euro per il 2020. Ma se sono stato chiuso sette mesi che spazzatura ho prodotto? Ci hanno messo in ginocchio e così fatichiamo a rialzarci”.
E quindi?
“E quindi io sono un samurai. Mica mi arrendo. Continuo a combattere. Cambio strategia. Ma non mi arrendo. L’unica cosa che mi fa arrabbiare è che nei decreti siamo stati paragonati ai locali della movida. Certo quest’estate il “liberi tutti” è stato troppo totale. E li che abbiamo sbagliato”.