Ristoranti: l’incubo finirà e saranno simbolo della riconquistata libertà
L’andate fuori a mangiare assurge a valore simbolico rispetto all’incubo che stiamo vivendo.
Con l’avvio della campagna vaccinale, abbiamo capito che l’incubo Covid tra qualche mese finirà. Intanto, però, siamo nuovamente di fronte alla necessità di stringere i denti per fronteggiare un’altra temibile ondata pandemica.
Anche stavolta, soprattutto nelle aree in cui le misure di contenimento decise sono maggiormente restrittive, i primi a farne le spese sono stati i ristoratori. Ormai è chiaro che ad essere in discussione non è la sicurezza all’interno dei locali, ma la necessità di eliminare occasioni per uscire da casa e circolare. È altrettanto chiaro che, se questa scelta si compara con quella di lasciare aperte altre attività, può generare dubbi e recriminazioni. Senza entrare in questo tipo di dibattito, però, cerchiamo di lanciare uno sguardo in avanti, al dopo, a quando potremo tornare alla normalità.
Inevitabilmente, infatti, ci sarà un momento in cui ritroveremo ciò che abbiamo perduto e – a nostro avviso – proprio i ristoranti diventeranno simbolo di una libertà riconquistata. Giocoforza, infatti, l’andare a mangiare fuori sta assumendo un valore simbolico ulteriore rispetto a prima che il ciclone coronavirus investisse le nostre vite.
Storicamente, il ristorante era luogo per festeggiamenti, per incontri, per trovare un’alternativa al desco domestico. Era un posto in cui vivere nuove esperienze gastronomiche.
Tutto ciò non si perderà, ma ci sarà un valore aggiunto. Facile pensare, infatti, come ogni qualvolta ci accomoderemo a un tavolo, penseremo a tutte quelle occasioni in cui non abbiamo potuto farlo; a quanto ci sono mancati determinati piatti o attenzioni. Gusteremo quei momenti con intensità ancora maggiore, proprio perché abbiamo capito cosa significa doverne fare a meno.
Dal canto loro, probabilmente, i ristoratori potranno fare tesoro di tutto ciò. Magari, ad esempio, eliminando il sovraffollamento di tavolini (anche nel momento in cui non ci sarà una specifica esigenza sanitaria per farlo), così da creare ambienti più rilassanti; guardando al cliente come un patrimonio più importante che mai; ricordando in ogni occasione, con la loro cucina, che certe pietanze si possono sì preparare a casa, ma se escono dalle mani dei professionisti hanno quel qualcosa in più che le rende uniche.
Un maestro dei fornelli qual è Antonino Cannavacciuolo sostiene che il buon cibo è capace di restituire il buonumore persino al termine di una giornata faticosa, figuriamoci cosa ci potrà restituire alla fine di questo incubo…