Marchetti mafioso “per fiction”
Il popolare attore ospite al Marina Del Nettuno tra versi, ricordi e l’amore per la “sua” Messina.
Nel Capo dei capi ha interpretato il Papa della mafia Michele Greco.
Nel film di Pif “In guerra solo per amore” interpretava Don Calò, il mafioso del paese che aiutava gli americani a sbarcare e a governare.
Ne Il sindaco pescatore, Maurizio Marchetti, messinese doc, interpretava il politico in odor di mafia avversario del protagonista, personaggio realmente vissuto e ucciso dalla mafia, che voleva cambiare il suo comune natio.
Di film, di fiction, basti pensare a Montalbano, di lavori teatrali, è stato persino direttore artistico del Vittorio, ne ha fatti davvero tanti. Ma addosso, come un vestito sartoriale, gli è rimasto cucito l’abito da mafioso interpretato nei suoi lavori più famosi.
Primo tra tutti il Capo dei capi che raccontava l’ascesa dei vari corleonesi da Riina, a Provenzano e Bagarella.
Lo intercettiamo poco prima di iniziare un suo piacevolissimo reading di poesia di Pablo Neruda al Marina del Nettuno di Messina che ha visto come project manager Tina Berenato.
“A Palermo qualche mese fa, un macchinista con cui ho lavorato in alcuni film mi ha raccontato che il figlio di Michele Greco gli disse che non riusciva a vedere il capo dei capi. Quell’attore che interpretava il padre gli faceva impressione. Diceva le cose che avrebbe detto suo padre. Storpiava il nome Thailandia in Talandia come avrebbe fatto suo padre. Caratteristica questa comune a tanti siciliani che storpiano i nomi per voler sminuire l’importanza di un posto o di una persona”.
E aggiunge: “Ricorderete un famoso giornalista televisivo che quando parlava di uomini della sinistra gli attribuiva cognomi pazzeschi”.
E poi, agganciato al filo dei ricordi, racconta: “Un giorno, proprio a Messina, mi si avvicina un tipo con una vespa truccata. Stava in sella tutto storto come fanno in molti per sentirsi esperti e mi fa: Lei è un grande. I mafiosi li interpreta proprio come sono in realtà. In carcere dopo aver visto in religioso silenzio le puntate mi si avvicinavano, mi racconta, mi chiedevano se la mafia siciliana fosse davvero così ”.
A Palermo, ancora oggi, mi riconoscono e mi chiamano Don Michele. E sulla mafia, quella reale, Marchetti, è perentorio: “L’onorata società. La mafia buona, quella con un presunto codice, citata ultimamente da persone che evidentemente non stanno bene, non esiste. La mafia è sempre e solo disonorata società. E non è stata sconfitta. Quando non ne senti parlare, quando non senti di ammazzamenti, la mafia è più viva che mai”.
Se chiedi quale ruolo gli piacerebbe interpretare e quali sono i suoi ruoli preferiti, l’attore si accende: “Mi piacerebbe fare Maigret. Ma non lo farò mai credo. Il ruolo che mi è piaciuto di più invece l’ho interpretato in un film televisivo, il bambino della domenica con Beppe Fiorello e la regia di Zaccaro. Facevo Nino, l’allenatore di Beppe Fiorello pugile. Nel film In guerra per amore con Pif è stato uno spasso interpretare Don Calò, personaggio negativo ma interessante”.
L’ultima battuta la dedica alla sua Messina. “Di Messina mi fa rabbia, e non mi piace, la scarsa mancanza di appartenenza al territorio che ha delle spiegazioni storiche legate al ripopolamento della città nel post terremoto. Il centro città è stato devastato proprio per questa totale mancanza di appartenenza. Odio Il tram. E’ stata una violenza terribile fatta nei confronti della città. La cosa che amo di più è Messina. La amo e la odio. E’ bellissima”.