CENTO ANNI FA GIUNGEVA LA NAVE TRAGHETTO “MESSINA”, UNICA AD OPERARE NELLO STRETTO NEL 1944
Considerata un gioiello dell’ingegneria navale segnò l’inizio di una nuova era per i trasporti fra la costa calabra e quella siciliana. Era soprannominata u iaddinaru (il pollaio), perché viaggiava stipata all’inverosimile, proprio come una stia, date le poche corse giornaliere disponibili.
Cento anni fa, il 21 ottobre 1924 giunse nel porto di Messina, con equipaggio della Regia Marina, la nuova nave traghetto delle Ferrovie dello Stato battezzata Messina, allora considerata un gioiello dell’ingegneria navale.
Entrata in servizio nel novembre 1924, con i suoi 206 metri di binari e la capacità di trasportare venti carri, fu la prima ad adottare tre binari e dotarsi di motori diesel, segnando l’inizio di una nuova era per i trasporti fra la costa calabra e quella siciliana.
L’intensificarsi della mobilità ferroviaria tra la Sicilia e i mercati del nord Italia, con la limitazione della disponibilità per il traffico commerciale, di ferry boat penalizzati da un solo binario di carico, accelerò la decisione di costruire una nave traghetto per lo più destinata all’imbarco di carri merci, capace di traghettarne in un unico viaggio, un numero maggiore grazie ai tripli binari con cui fu progettata.
Il traghetto Messina, varato il 19 maggio 1923 nell’Arsenale Militare di Taranto rivedendo il progetto originale dell’ing. Antonio Calabretta, l’ideatore del piropontone a ruote nel 1881, fu realizzato in un cantiere militare per l’eventuale impiego in tempo di guerra, come nave posamine o nave ausiliare. Inciso su una targa all’esterno del ponte di comando della nave, vi era il motto latino post fata resurgo che allude alla leggenda della fenice; la bandiera navale le fu consegnata il 18 luglio 1925 dal ministro delle poste, dei telegrafi e delle comunicazioni Costanzo Ciano, nel corso di una cerimonia svoltasi al molo Peloro in fondo al Viale San Martino; al comune era in carica il commissario straordinario Giuseppe Li Voti.
La bandiera ed il cofano per la sua custodia, scolpita da Antonio Bonfiglio, furono offerti dalla “Cittadinanza di Messina“, come recitava il pieghevole con la dedica di Giulia Beltrandi Lella: “ A te bel naviglio operoso che la sicula sponda a le calabrie rive congiungi la fiera e forte Messina a feconda vita risorta l’italico drappo di fede sabauda vessillo radioso ti affida”.
La nave traghetto Messina fu unità che scampò casualmente ai bombardamenti del II conflitto mondiale, trovandosi nell’estate del ’43 a Taranto per riparazioni, e fu per questo protagonista dal 1944 del ripristino dei collegamenti tra le due sponde dello Stretto, rimanendo sino al 1945 l’unico vettore in grado di collegare la Sicilia e la Calabria.
Il 16 agosto del ’43 il comandante del Dipartimento militare marittimo della Sicilia, l’ammiraglio Pietro Barone, aveva chiesto a Supermarina il rientro del Messina, per accelerare l’evacuazione le truppe dell’Asse dall’Isola ma la richiesta non fu evasa e così solo nell’aprile 1944 il Comando alleato riconsegnò il traghetto alle Ferrovie, consentendo la riattivazione dei collegamenti nello Stretto e permettendo a profughi e militari sbandati, accampati sulle coste calabre, di rientrare in Sicilia.
La Messina prima nave a riprendere servizio tra Messina e Reggio Calabria, anche grazie al riattivato esercizio della Ferrovia Ionica, era soprannominata u iaddinaru (il pollaio), perché viaggiava stipata all’inverosimile, proprio come una stia, date le poche corse giornaliere disponibili.
Quel ferry boat operò per anni nello Stretto, ritirata dal servizio nel 1948 con l’arrivo della Mongibello e del secondo Aspromonte, nel novembre 1949 la nave traghetto riprese il servizio dopo profonde modificazioni che cancellarono quel caratteristico reticolo di puntelli sui parapetti delle fiancate dei ponti passeggiata; la sostituzione dei due alti fumaioli con una più moderna ciminiera, e la sistemazione del ponte veranda a disposizione dei viaggiatori.
La nave fu sottoposta ad una seconda ristrutturazione nel 1956 modificandone la lunghezza, passata da 91,80 metri a 93,90, la larghezza divenuta di 15,40 metri dall’originale 11,85 e la capacità di imbarcare sui tre binari, 18 carri e 6 carrozze passeggeri.
La sua attività proseguì fino al disarmo del 26 febbraio 1981 e dopo essere stato venduto il 21 maggio 1985, lasciò il porto di Messina con destinazione Brindisi per lo ship-breaking come oggi viene definita la demolizione di una nave.