11 settembre, l’attentato che riportò l’Europa ad un “corto circuito” sociale. Il clima di paura portò anche l’ascesa di Donald Trump.
Da allora la graduale chiusura degli europei ha portato ad una società “stratificata” Il pubblico è diventato privato e viceversa, in un corto circuito di cui ancora si fatica a venire a capo. Tutto questo in un clima nebuloso di paura sempre più crescente e relativa all’immigrazione e all’islamofobia,

Un Boeing 767 dell’American Airlines, dirottato da terroristi islamici di Al Qaeda, alle 8.46 dell’11 settembre 2001 si schiantò contro la torre Nord delle Twin Towers di New York; alle 9.03 un secondo Boeing 767, dell’United Airlines, esplose contro la torre Sud del complesso del Wtc. A Washington, alle 9.37 un terzo aereo, un Boeing 757 dell’American Airlines si infrange contro il Pentagono. Indicativamente alla stessa ora, un altro Boeing 757 dell’United Airlines, diretto forse contro la Casa Bianca o il Campidoglio, si schiantò nelle campagne di Shanksville, in Pennsylvania.
Questa la cronologia per ricordare, l’11 settembre, il più grande attentato nella storia degli Stati Uniti con quasi tre mila morti. Era dal 1815 che l’America non riceveva un attacco sul proprio territorio e fu forse dai tempi di Pearl Harbour che il Paese non si sentì così vulnerabile.
L’11 settembre 2001 è la data che ha cambiato la storia recente, e la vita di tutti, da quel giorno, non è stata più la stessa, per gli occidentali, per gli europei, per gli italiani.
All’indomani dell’attentato, studiosi si sono interrogati sull’essenza del terrorismo e sul futuro dell’ordine mondiale; lo sconvolgimento geopolitico provocato dall’attacco all’America è difficilmente misurabile, ma certamente implica una revisione totale della mappa del potere su scala planetaria. Più recentemente il bilancio di sangue dell’attacco terroristico che ha colpito Gerusalemme nei giorni scorsi: sei morti e 11 feriti, sei dei quali in gravi condizioni colpiti da due uomini che secondo le prime informazioni diffuse dalla polizia provenivano dall’area di Ramallah, in Cisgiordania, e che hanno aperto il fuoco sui passeggeri del bus n° 62 che si trovava presso il crocevia di Ramot; e poi 9 settembre, il Qatar ha condannato un raid israeliano contro un edificio residenziale che ospitava membri dell’ufficio politico di Hamas a Doha. Continua intanto l’offensiva russa sul territorio ucraino, tanto che l’esercito polacco ha denunciato il 10 settembre un “atto di aggressione” con oltre dieci oggetti volanti rilevati dai radar durante un attacco russo notturno contro l’ovest dell’Ucraina occidentale.
Un ‘cloud’ di paure con Internet divenuto protagonista degli ultimi due decenni: nel 2001 la rete era ancora relativamente poco diffusa, e la televisione era ancora il medium di riferimento e di condivisione principale – mentre oggi informazioni e opinioni passano dai social network rese chiare e dirette ma al tempo stesso confuse ed aleatorie.
La bolla mediatica che distorce la realtà e fa spesso credere di vivere nel “mondo libero” quello dalla parte giusta della storia, ventiquattro anni fa si è dissolta.
Quell’evento doloroso che ha innescato rapidi cambiamenti e vincola tutti ad un orizzonte di presente, lasciando poco o nulla a prospettive di medio-lungo termine. Stagione storica di transizione per la ridefinizione di ruoli e gerarchie di potere nei nuovi equilibri geopolitici del XXI secolo.
Dopo New York, Parigi, Londra, Bruxelles, Berlino e poi anche Barcellona, l’Occidente non è stato più lo stesso, disintegrato da quello che molti definiscono guerra di religione, molti altri scontri di civiltà.
Il risultato qualunque sia la chiave di lettura, ha determinato la graduale chiusura degli europei verso l’esterno ed un ritorno ad un sistema ed una società medievale stratificata e divisa in classi rigorosamente separate tra loro, in cui il potere politico non si dimostra solo attraverso l’azione di governo, ma anche esibendo la propria ricchezza.
Dagli attacchi dell’11 settembre la storia ha preso un altro corso: dalle guerre in medio oriente, al conflitto in Ucraina, al mutato concetto di privacy e di sicurezza, dai disorientamenti politici al problema dell’immigrazione e su tutto il ruolo sempre più decisivo delle nuove tecnologie.
Sono variati i protocolli di sicurezza in tutto il mondo e il concetto di ‘privacy’ con più approfonditi controlli negli aeroporti e possibilità di raccogliere dati personali. Il principio della ‘trasparenza’ è diventato cruciale, non solo per percepirsi come soggetti politici ma anche per indagare le ragioni ‘filosofiche’ del nostro tempo: il pubblico è diventato privato e viceversa, in un corto circuito di cui ancora si fatica a venire a capo. Tutto questo in un clima nebuloso di paura sempre più crescente e relativa all’immigrazione e all’islamofobia, che ha portato anche all’ascesa di Donald Trump.
C’è bisogno di più cooperazione internazionale tra Stati e culture diverse, ma anche e soprattutto tra gli Stati Uniti e l’Europa, ovvero tra i due centri della democratizzazione mondiale. Ma anche nei rapporti con la Russia specie per gli Europei. E ciò deve avvenire in politica, economia, cultura, religione.