Facebook: Gruppi mi ci butto
Mi ha fatto davvero molto sorridere un articolo di Lercio del 2017, riproposto in questi giorni sulla pagina Facebook, dal titolo: “Chiede di non entrare in gruppi FB e la aggiungono a “Gente che chiede di non entrare in gruppi FB” firmato da Augusto Rasori.
L’articolo ha per protagonista Giulia che decide di iscriversi a Facebook per poter comunicare con le sorelle, ma si ritrova sommersa da notifiche, e da richieste, per entrare a far parte dei famigerati gruppi Facebook, alcuni davvero assurdi. Disperata decide di scrivere un post in cui chiede di non essere iscritta a nessun gruppo. Purtroppo, il tentativo risulta essere vano perché al successivo accesso riceve questa notifica: “Complimenti! Sei stata iscritta al gruppo Facebook “Gente che chiede di non entrare in gruppi Facebook”.
La malcapitata non riesce ad uscire dal gruppo e decide di far causa a Mark Zuckerberg conducendola personalmente. Come? Diventerà un’avvocatessa fondando un’università di Giurisprudenza frequentata solo da lei.
Pezzo divertentissimo che mi ha fatto riflettere molto sui Gruppi Facebook. Quanti di noi si sono ritrovate richieste di iscrizione a diversi gruppi senza che nessuno si scomodasse a perché ci volevano far iscrivere. A volte, magari siamo entrati per errore e poi abbiamo cercato spasmodicamente il tasto “esci dal gruppo”.
Ogni giorno sulla nostra homepage troviamo diversi suggerimenti che l’algoritmo sceglie per noi, in relazione ai nostri interessi o alle persone che si trovano tra i nostri amici. Il gruppo viene riproposto ripetutamente per invogliare le persone ad effettuare l’iscrizione e noi stessi, a volte, abbiamo effettuato l’iscrizione soltanto per curiosità.
Facebook permette a tutti gli utenti di creare gruppi e questo consente agli iscritti di sbizzarrirsi nello scegliere il nome e l’aspetto grafico per poter attirare un’utenza maggiore. All’interno di questi gruppi si possono aggiungere moltissime persone e l’aspetto della privacy del gruppo può essere differenziato (privato, solo i membri possono vedere i contenuti pubblicati; pubblico, chiunque pur non essendo iscritto può vedere i post e commentare). La visibilità è regolata sempre dalla volontà di chi lo crea che può renderlo pubblico o segreto.
Indubbiamente, il gruppo deve avere un amministratore per vigilare sui contenuti ed anche uno o più moderatori. Insieme, stabiliscono un regolamento che non deve essere violato nel rispetto di tutti i membri del gruppo.
Le attività di moderazione sono importantissime perché è possibile, prima che un contenuto venga pubblicato, approvarne o meno la pubblicazione. Un controllo sui post è importante perché evita il ripetersi delle stesse notizie o degli stessi argomenti. Inoltre, aiuta gli utenti a concentrarsi sulle notizie e a non sentire quel senso di dispersione dei contenuti o delle attività.
Oggi il ruolo dell’amministratore conta moltissimo, visto il numero di persone che diventano leoni da tastiera e perdono ogni freno inibitore dietro ad uno schermo. Il rischio che si inseriscano profili falsi, o i cosiddetti troll, è reale. La violenza delle risposte, seppur virtuale, danneggia anche il gruppo e genera negli utenti un turbamento non indifferente.
Proprio per questo motivo molto utile potrebbe essere l’escamotage di far compilare ai nuovi membri, prima di approvarne l’iscrizione, un questionario per cercare di conoscere qualche particolare in più sui motivi di richiesta d’iscrizione.
Insomma, se gestiti bene e usati in maniera ponderata i gruppi Facebook possono essere molto utili e di grande aiuto. L’importante è non perdere mai il controllo di sé stessi e delle proprie parole. In fondo, stiamo vivendo una situazione difficile che ci costringe a stare a casa e i gruppi creati durante la pandemia, della serie “io resto a casa” ci hanno fatto compagnia e ci siamo rifugiati in quella zona di comfort di cui spesso parlava il sociologo Zygmunt Bauman: “oggi non abbiamo paura di essere visti troppo, abbiamo paura della solitudine, il virus che mina e compromette il senso della vita è l’esclusione, l’abbandono. E su questo traggono vantaggio i social network”.
Purtroppo è vero! In questo momento non so distinguere quanto ci sia di vita reale e quanto di vita virtuale, perché il nostro tempo scorre sulle piattaforme social e non ci rendiamo conto, fino in fondo, di questo incredibile percorso sociale.